Le perizie di Aldo Gianuli

Posted by on mag 5, 2013 in Senza categoria | Commenti disabilitati

Le carte del giudice Guido Salvini giungono sul tavolo del sostituto procuratore di Milano Stefano Dambruosio che ordina un accertamento generale al consulente Aldo Gianuli, esperto di eversione nera e stragismo. La perizia è protocollata 30 luglio 1999. Aldo Gianuli esamina cento fascicoli, tre faldoni da un migliaio di pagine, tremila documenti. Lavora negli archivi del Dipartimento Centrale di Polizia e Prevenzione, della Guardia di Finanza. Gianuli è un segugio ma deve ammettere che “ifascicoli sullomicidio si presentavano poveri, non comparivano note confidenziali, nessun scambio epistolare con altri corpi di polizia, nessun passaggio dinchiesta. Il silenzio appare strano. Totale assenza di veline confidenziali. Nessun rapporto della squadra narcotici sulla possibile pista relativa al libro bianco contro l’eroina, al quale lavoravano Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci. Nessun informatore ha acquisito la minima notizia sul caso”. Nella sua perizia, Gianuli ipotizza che qualcuno possa più o meno in modo doloso aver fatto sparire loriginale di documenti dal fascicolo principale. Gianuli descrive tre piste investigative, già ampiamente apparse nelle carte giudiziarie, nel dossier di controinformazione di Umberto Gay e Fabio Poletti per Radio Popolare del 1988, nel mio libro” Fausto e Iaio. La speranza muore a diciotto anni” : “Pista Nar: delitto a scopo di vendetta maturato nello scontro tra destra e sinistra. Pista narcotraffico: delitto finalizzato a impedire luscita del libro bianco dei collettivi autonomi contro leroina. Pista di via Montenevoso: delitto maturato per la vicinanza della casa di Fausto Tinelli al covo delle Brigate Rosse. Aldo Gianuli si sofferma sulla cosiddetta pista di via Montenevoso. Fausto Tinelli abitava in via Montenevoso 9 mentre l’appartamento affittato dalle Br dove sono state rinvenute anni dopo le lettere di Aldo Moro era ubicato in via Montenevoso 8. Era possibile guardare dentro il covo. Si esclude però che Tinelli potesse aver visto qualcosa. La doppia coincidenza, via Montenevoso e lomicidio realizzato 59 ore dopo il rapimento Moro, resta un inquietante punto irrisolto. Come inusuale è il documento brigatista con cui si rende onore ai due ragazzi uccisi. È stato accertato che nello stesso stabile in cui aveva sede il covo terroristico, era stata presente, ma in epoca antecedente, la sede di una società commerciale fittizia, la Nuova Kelsea di Alberto Dugnani, la quale nel 1975 finiva al centro di una complessa indagine che vedeva Alberto Dugnani legato al noto contrabbandiere Ettore Cicchellero, nome presente nel libro bianco sulleroina.

Così Aldo Gianuli conclude la sua perizia: “Sono emersi alcuni elementi utili per proseguire l’inchiesta. Le ipotesi di partenza vanno estese perché spesso si intrecciano. Si dovrebbero ascoltare il maresciallo Ermanno Alduzzi, coordinatore della rete dei confidenti, i giornalisti Pino Adriano e Umberto Gay per gli appunti di Mauro Brutto. Chiedere a Sisde e Sismi se siano in possesso di materiale documentario, estendere lindagine agli archivi dellex Pci, svolgere accertamenti sugli inquilini e proprietari di via Montenevoso 8″. Nulla di tutto questo è stato fatto. Così nessun accertamento suggerito dallavvocato di parte civile Luigi Mariani (memoria difensiva sulle tre piste investigative) è stato mai approfondito.

1