Fausto, il ragazzo dagli occhi gentili
Fausto Tinelli ha un carattere chiuso, ma con Iaio sono ununica cosa. Viene da Trento e a Milano non si trova bene, perché la città è troppo grande per un bimbo dagli occhi gentili. Gioca con pochi amici. Le medie inferiori in una scuola al Casoretto. Poi passa alle superiori. Le professionali, il liceo artistico. I pomeriggi li trascorre con Iaio alloratorio di Don Perego. Ma ai campetti di calcio preferisce i libri che porta in metropolitana, quando le vetture sono cariche di persone con le mani in tasca. Le letture di Reich, Bakunin, Althusser. Con Iaio condivide la passione per il rock. I Rolling Stones sono il loro gruppo preferito. Politicamente è un libertario ma simpatizza per Lotta Continua. Non accetta le gerarchie. È fuori dagli schemi. È un mondo di pace quello che Fausto immagina ma è convinto che una rivoluzione sia possibile. Con la madre Danila ha un rapporto speciale, le confida tutti i suoi problemi, anche quelli piccoli. Fausto è un timido. Una persona sensibile. Spesso guarda gli altri con quegli occhi rivolti verso il basso. È fatto così. Sempre pettinato, vestito congarbo. I genitori degli amici lo giudicano un ragazzo per bene.
Iaio, un indio dai capelli neri
Lorenzo Iannucci conosce il Casoretto. Lui a Milano ci arriva a otto anni, nel gennaio 1970, da Telese, provincia di Benevento. All’oratorio gioca a pallone. Sono gli anni della spensieratezza. A quattordici anni Iaio si iscrive al professionale. Lorenzo abbandona i biliardini della parrocchia perché cè un mondo fuori che sta cambiando e sente che bisogna fare qualcosa. Ha fretta, come tutti noi del resto. Nel quartiere è uno dei ragazzi più conosciuti ma non è un leader. Poco prima del marzo 1978, Iaio abbandona la scuola per un umile lavoro presso un restauratore, dodici ore al giorno, senza libretti, per una manciata di lire, quelle che possono servire per rendersi indipendente. Suona la chitarra. È portato per la musica. Allegro, sorridente, un sorriso imbarazzante. Sempre preso a far progetti di vita, sogna di vivere in una comune. Ama viaggiare: se avesse tirato su qualche soldo sarebbe andato certamente in India. Veste come gli pare, si cuce perfino i pantaloni larghi da solo. Gli piace mettersi la bombetta, comprata da un amico nei mercatini di Londra. La porta sempre. E balla per ore, senza fermarsi. È buffo con quella faccia da giovane indiano. Uno splendido indio dai capelli neri. Non è un arrabbiato, nemmeno un filosofo: alle analisi politiche preferisce la discussione sui problemi concreti. Ma resta un sognatore. Un giorno qualcuno gli chiede: Cosa stai pensando. E lui risponde: Niente, sogno.
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